Zafferana Etnea
Storia di una cittadina
Zafferana Etnea, centro turistico estivo ed invernale per l’Etna, sorge a 600 m sul livello del mare, sulle pendici orientali del vulcano attivo più alto d’Europa; è meta di turisti attratti dalla spettacolarità delle sue eruzioni, di tanti villeggianti nel periodo estivo richiamati dal patrimonio artistico, monumentale e culturale, di amanti dell’ escursionismo lungo i suggestivi sentieri naturali lungo il vulcano e di numerosi sciatori in inverno. Conta circa 8650 abitanti e dista 23 Km da Catania e 24 da Taormina. Denominato “la perla dell’Etna”, è immerso nel verde del Parco dell’Etna e la sua posizione permette di ammirare un incantevole panorama che nelle giornate limpide spazia dalle coste della Calabria a quelle del golfo di Siracusa.
Zafferana è comune di recente formazione, costituito nel 1826 con un decreto di Francesco I re delle due Sicile mediante l’unione delle borgate di “Zafarana Etnea”, Ballo, Cancelliere, Rocca d’Api, Sarro e Pisano e successivamente, nel 1831, anche di Fleri. Il toponimo di Zafferana Etnea appare per la prima volta alla fine del 1600 e gradualmente si afferma sugli altri ad indicare la borgata che si stava sviluppando dall’antico quartiere di San Giacomo nella zona di Cella (il moderno centro di Zafferana). In un documento del 1497 si rileva che il toponimo più antico di Zafferana è ”Cella” che indicava la stessa contrada denominata San Giacomo. Il toponimo “Zafarana” si riscontra invece in alcune carte del 1694. Il suo significato deriverebbe dall’arabo e significherebbe “fischio del vento” oppure secondo altri contrada ricchissima d’acqua. Secondo un’altra ipotesi il nome di Zafferana deriverebbe dall’arabo “Zaufanah” che vuol dire giallo per le grandi estensioni di ginestra e di zafferano che si trovano sul suo territorio. La coltivazione dello zafferano - crocus longiflorus e crocus sativus - anticamente era molto diffusa e se ne estraeva un colorante e una droga.Nel 1700 il toponimo “Zafarana” prevale su tutti gli altri e darà il nome al paese. Da “Zafarana” si passa poi al nome “Zafferana Etnea” che è quello che si trova nel decreto di erezione a Comune nel 1826. Dopo qualche anno si dice indifferentemente “Zafarana Etnea” e “Zafferana Etnea”.
Nel 1880 sui registri comunali e parrocchiali si trova la denominazione attuale “Zafferana Etnea”. La nascita di Zafferana Etnea è legata al Priorato di San Giacomo, un monastero benedettino di epoca medievale con annessa una chiesa. Il convento si trovava nella valle a monte di Zafferana, che proprio per la presenza del convento, è denominata Valle San Giacomo e a cui si accede da una strada intitolata allo stesso santo, che dal centro del paese immette nella valle omonima. Le origini del priorato sono da collocarsi intorno al XII secolo. I priorati erano piccole parti del territorio di proprietà della Mensa Vescovile dove venivano erette delle cappelle che servivano da “asilo spirituale” a quei frati che facevano gli esercizi monastici sotto la direzione di un monaco anziano che veniva chiamato “Priore”. Il Priorato di San Giacomo” era un priorato rurale i cui monaci seguivano la regola di San Benedetto: “ora et labora”, cioè la preghiera e il lavoro nei campi. L’esatta ubicazione del Priorato di San Giacomo era nell’omonima valle a monte di Zafferana, nella vigna denominata “Ursina”. Nel 1464 si ebbe la fine del priorato con l’unione a quello di Sant’Agata La Vetere. Oggi non si hanno tracce del convento, che fu trasformato in casa rurale, mentre pare che la chiesa sia esistita fino al 1693, anno in cui venne distrutta dal terremoto che colpì tanti comuni dell’Etna. La storia di Zafferana comincia nei primi decenni del ‘600 come si evince da un documento notarile che parla del primo quartiere di San Giacomo.
Sorgono le prime case e prende vita l’economia agricola. Nel 1792 un’eruzione dell’Etna dissemina panico per i paesi etnei e la lava divora i terreni fertili distruggendo boschi, frutteti e pascoli. Sembra perduta ogni speranza per la salvezza del paese. La gente in un impeto di fede chiede a Dio, per intercessione della Vergine Maria, il miracolo di bloccare la forza distruttrice del vulcano e porta in processione dalla Chiesa la statua della Madonna della Provvidenza. Quando ormai gli abitanti, colti dallo spavento, stanno per abbandonare le loro case, la colata si ferma a poca distanza dal paese. Per ricordare l’avvenimento fu eretto un altarino, fu posta una lapide all’entrata del paese e fu formulato un voto, da sciogliersi ogni anno, di compiere un pellegrinaggio devozionale a questo luogo. Il pellegrinaggio votivo si svolge, ogni anno, il sabato precedente il giorno della festa della Madonna della Provvidenza che si svolge invece la seconda domenica di agosto. Meritevole è il recupero di Villa Anna, trasformata in Parco Comunale, tipico esempio di giardino romantico con una ricca collezione di pregiate camelie e di annosi alberi di alto fusto. All’interno del Parco sorge una palazzina in stile liberty dall’architettura tipica dei parchi etnei realizzati secondo le tradizioni dei giardini del settecento e con l’inserimento di elementi rustici quali pergolati, alberi da frutto, giare, balaustre, statue vecchie, colonnati, sedili, gazebi. La palazzina liberty del Parco Comunale ospita oggi alcuni uffici comunali tra cui la biblioteca e gli uffici della solidarietà sociale e della pubblica istruzione.